QUANDO TOCCHERA’ A ME

Una delle prime cose che ho capito di me stessa è che io sono una di quelle persone che ci mettono un po’ di tempo prima di carburare. Spesso dico che sono un diesel, giusto per millantare conoscenze automobilistiche che non ho, ma il concetto è sempre quello: sono quel genere di persona che prima di dire la propria ci pensa dieci, cento, mille volte. E sono quel tipo di persona che percorre tutta la strada, dall’inizio alla fine senza passaggi di fortuna o scorciatoie.
In tutti questi anni ho imparato l’arte dell’attesa, ho allenato lo spirito di osservazione, ho capito l’importanza del lavorare anche (e soprattutto) quando i risultati sembrano non arrivare. Sono stata una di quelle ragazze che, per circostanza più che per scelta, si sono ritrovate a vivere alcune esperienze da dietro le quinte invece che dal palco.
E dopo aver atteso, guardato, ascoltato, letto, smesso di crederci ma non di sperarci, sono arrivata ad una conclusione: che quando toccherà a me, ogni volta che mi sarà chiesto di scendere in campo, non mi tirerò indietro.
Perché quando toccherà a me farà paura. Perché trovarsi sul palco ed essere l’attore principale è difficile.
Ma quando toccherà a me non mi lascerò frenare da nessun timore.
Quando toccherà a me camminerò a testa alta, con il cuore e la mente puntati nella stessa direzione.
Perché se c’è una cosa che ho imparato, guardando lo spettacolo dalle quinte, è che nessuno smette di avere paura, nessuno è in grado di essere sicuro di se stesso al cento per cento. Ho imparato che con le gambe che tremano forse è difficile procedere dritti, ma in fondo a me cosa importa se la strada che percorro è comunque la mia? 12373201_488910341234046_309555668209175601_n
Quando toccherà a me sappiate che rimarrò me stessa. Può essere un bene o un male a seconda dei punti di vista, ma è così che andrà. Perché osservando gli altri scendere in campo ho compreso che l’unica vittoria che sia importante conseguire è quella di rimaner fedeli a se stessi, è quella di guardarsi allo specchio giorno dopo giorno sapendo di aver dato il massimo per se e per gli altri.
Quando toccherà a me, ve lo dico già, non mi importerà nulla di essere la migliore. Quando toccherà a me non correrò per gli applausi, non giocherò per i trofei o per schiacciare i miei avversari.
Lotterò non per essere la migliore in assoluto, ma la miglior me stessa possibile.
E quando toccherà a me, quando arriverà il mio momento, probabilmente non avrò la luce e l’irruenza dei fuochi d’artificio, ma brillerò della luce flebile delle candele. E sappiate che mi andrà bene così.
Quando toccherà a me, perché prima o poi toccherà a me e a nessun altro, non sarò pronta: già lo so.
So che mi ritroverò con le ginocchiere abbassate e la felpa addosso e che il cuore mi si fermerà per un istante quando sentirò il mio nome pronunciato a gran voce.
Quando toccherà a me spero di sbagliare. Sembra strano e scorretto, me ne rendo conto, ma spero proprio di prendere un paio di cantonate, quelle che raddrizzano la rotta e ricordano a tutti che non siamo infallibili.
E poi, quando finalmente toccherà a me mi accorgerò che non cambia niente. Che non importa essere in panchina o titolare, non importa essere la voce guida o una corista, non importa essere al centro dell’attenzione o nelle retrovie: ciò che importa davvero è cosa abbiamo imparato quando le luci si spengono, chi siamo e in cosa crediamo quando il pubblico va a casa e lo spogliatoio rimane vuoto.
Ho passato anni a chiedermi cosa avessi fatto di male per essere così “normale”, cosa mi mancasse per fare il salto di qualità e mi sono risposta, solo recentemente, che essere semplici prima o poi ripaga e che probabilmente non ho mai saltato perché a me interessa volare.
Io non so quando toccherà a me, ma fino ad allora non ho intenzione di perdere un solo istante di ogni esperienza. Perché il tempo passato ad osservare vale tanto quanto quello trascorso ad agire.

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